Il noto critico d’arte è molto legato alla cittadina di Rovereto, in provincia di Trento, per la presenza del museo Mart di cui è presidente.
Vittorio Sgarbi si è espresso sulle pagine del Corriere della Sera sull’omicidio di Rovereto: la vicenda in cui il 37enne nigeriano Chukwuka Nweke ha tolto la vita a pugni alla donna di 61 anni Iris Setti.
Il noto critico d’arte è molto legato a questa cittadina in provincia di Trento perchè proprio lì si trova il museo Mart di cui lui è presidente. “Di recente – ha detto Sgarbi su Rovereto – abbiamo aperto una serie di mostre su vari artisti: Leonor Fini, Stefano Di Stasio, Mario Reviglione, un grande piemontese sconosciuto. C’è andata persino mia sorella a vederle“.
“Ho parlato con molta gente – ha commentato il critico d’arte sull’omicidio -. Tutti mi hanno detto che l’uomo era conosciuto in città. La sua pericolosità era di pubblico dominio. Allora perché non è stato fermato? Forse è stato sottovalutato il pericolo. Rovereto è un posto di grande civiltà. Il problema però non riguarda gli stranieri. E l’accaduto non è riconducibile a un problema sociale“.
Andava controllato
“Era conosciuto e si sapeva della sua pericolosità – ha ribadito Sgarbi -. Sarebbe bastato costruire attorno a lui una situazione di controllo. Altrimenti viene fuori il delitto inaspettato ma che inaspettato non è. Poi non saprei dire se tenerlo in prigione o in un’ altra struttura“.
“La fattispecie – conclude il critico d’arte – però non è di natura legata al tema dei clandestini ma alla singola persona, la cui pericolosità era chiara. Non è stato un caso di fulmine a ciel sereno. Qui bastava tenere l’uomo sotto osservazione. Non ci si può permettere di avere controlli inefficaci o peggio assenza di controlli. La polizia non deve arrivare solo quando c’è l’emergenza”.